La cassaforma (formwork) è imballo dentro cui viene messo in pratica il getto di calcestruzzo allo stato fluido e dove rimane fino alla fine del processo di solidificazione. Iniziata la fase di indurimento, effettuando una resistenza meccanica avente lo scopo di garantire l’assorbimento delle sollecitazioni, la struttura è sottoposta alla scasseratura (o disarmo), ovvero la cassaforma perde la sua funzione e può essere rimossa in quanto la struttura è ormai in grado di reggersi autonomamente.
La scasseratura può rimanere inglobata nell’opera anche dopo l’indurimento del calcestruzzo (detta “a perdere”).
Per agevolare la scasseratura, le pareti interne delle cassaforme vengono trattate con prodotti disarmanti.

Le cassaforme possono essere realizzate con diversi materiali:

– in legno (più utilizzata);

– pannelli metallici (più utilizzata);

– elementi a base di polistirolo espanso;

– elementi in materiali fibro-compressi o compensati.

Le casseforme vengono utilizzate anche per realizzare vespai, intercapedini e pavimenti aerati, per il consolidamento dei terreni, ecc.

Cassaforma a perdere

Quando si getta un materiale in una cassaforma e poi, quest’ultima, non viene rimossa, rimanendo solidale con esso, si parla di cassaforma “a perdere”.

Esistono esempi di cassaforme “a perdere” (es. i tubi per la realizzazione di pilastri) costruiti con materiali di qualità differente (cartone trattato, polistirolo, ecc.). In questi casi ogni cassaforma viene utilizzata per un unico getto, mentre quella tradizionale, in legno o in metallo, viene utilizzata più volte.
La cassaforme “a perdere” viene utilizzata anche per la realizzazione di vespai, intercapedini e pavimenti aerati (elementi in materiale plastico) nonché, sotto forma di pannelli realizzati con materiali termoisolanti (lana di legno trattata, polistirolo, ecc.), per attribuire alla struttura (parete, pilastro, ecc.) un’idonea inerzia termica per evitare e prevenire la comparsa di ponti termici.

Casseforme per cemento armato

La cassaforma rappresenta uno dei gradini più importanti per la realizzazione della struttura, in quanto è con essa che si costituiscono la forma e le dimensioni definitive del manufatto.

Il materiale principe per la realizzazione delle cassaforme per cemento armato è sempre stato il legno, un materiale facile da lavorare e da modellare, leggero da manovrare e traspirante (importante per il calcestruzzo in fase di maturazione).
Il legno, però, ha lo svantaggio di non poter essere utilizzato per più di due o quattro volte per fare da cassaforma al cemento dato che, oltre ad impregnarsi, e di conseguenza diventa rigido, pesante e non più traspirante, provocare anche l’abbattimento di innumerevoli alberi.

Da qualche tempo viene utilizzato per la costruzione di casseforti anche il polistirolo.

Oggi esistono anche delle cassaforme metalliche telescopiche e di sezione volubile, che possono essere utilizzate un numero infinito di volte e che offrono al manufatto completo una superficie levigata ed uniforme.

Funzione

La funzione della cassaforma è duplice:

geometrica: viene realizzato in modo che il cemento gettato possa assumere la conformazione richiesta dal progetto.

meccanica: deve essere in grado di sostenere e resistere alla pressione del getto sulle sue pareti e all’azione delle vibrazioni di costipamento, e quindi non si deve deformare.

Scasseratura

La rimozione delle cassaforme deve essere effettuata dopo aver eseguito un accertamento sulla resistenza del calcestruzzo gettato in opera, ovvero se abbia acquisito la resistenza minima di stabilita dal progetto per sopportare le azioni a cui dovrà essere immediatamente sottoposta la struttura.
In questo caso devono essere presi in considerazione gli effetti della temperatura ambientale durante il periodo di maturazione del calcestruzzo gettato in opera, calcolati considerando lo sviluppo della resistenza del calcestruzzo in funzione del tempo di maturazione e della temperatura stessa.

Dopo la scasseratura, anomalie o pecche, semmai ritenute tollerabili e, devono essere asportate e i punti difettosi devono essere ripresi accuratamente con malta cementizia, a ritiro compensato, subito dopo il disarmo. Nel caso in cui ci fossero eventuali elementi metallici (chiodi o reggette) sporgenti, per evitare che ossidandosi possano provocare danni e problemi al cemento esterno, devono essere necessariamente tagliati e gli incavi verranno sigillati.